Viscida è la folla
e appiccicosa
come lumache.
Sul selciato scalpita
una razza ignota
di vili.
Gente elegante,
vestita con abiti per bene
e sobria,
noiosa come un chinotto.
Per voi dovrei versare sangue
sul palco imbandito
dell’ esistenza ?
Per voi dovrei rompermi il collo ?
Meglio farcire le battone
che spremono forte le palle
per farti godere prima.
Meglio gridare alla mogliettina infedele
“Ti ammazzo !”
e vederla rantolare dopo il colpo
là
dove stanno gli avi
là
dove la manda la logica tutelare della famiglia.
Beato chi non ha bisogno
di pigolare.
Beato chi senza noia
giunge all’ alba
affondando le borse scure
nel brandy.
Suvvia, uomo,
davvero non riesci a fare di meglio ?
Coraggio, vecchio mio,
basta mettere piede fuori di casa
per scoprire milioni di Americhe.
Avanti ! Avanti !
Puntate il cannocchiale
verso la notte stellata,
brilleranno milioni
di artisti.
Ma io non ho le palle
di Majakovskij:
mai potrei veder schizzare
i miei polmoni sulla parete
dopo un colpo secco dalla canna della pistola.
Sono dunque libero ?
Forse più che le stelle in cielo
mi attraggono le verdi sottane
delle signore,
forse le mie parole
sono la maschera
di una borghesia che sgocciola
come lacrime dai muri.
Oggi dai muri
sgocciola piano
un fiume di odio,
per la strada colano bambini
che già imbiancano
per un pezzo di pane.
Puah ! la miseria !
Cancro angusto del mondo,
solitudine inscalfibile
dell’ uomo.